Cosa abbiamo già fatto all’Enpap

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risultatiCaro Collega,

come gruppo di minoranza in questi anni sia nel CIG (dove siamo presenti con 11 colleghi) sia nel CdA (dove siamo rappresentati da Caterina Vezzoli) abbiamo lavorato ad una politica tesa ad un cambiamento strutturale dell’ENPAP nell’intento di trasformare un Ente a gestione paternalistica e autoritaria in un Ente con procedure interne tese alla trasparenza e improntate alla democrazia.

In questo processo difficile di trasformazione ci siamo trovati impegnati su molti fronti. Oggi possiamo dire che la nostra vigilanza ha prodotto risultati che stanno cambiando l’Ente in modo profondo e vanno da una nuova organizzazione amministrativa interna all’Ente, dove il personale è stato inquadrato secondo Job descriptions concordate con i dipendenti e secondo un inquadramento che permette valutazioni basate su parametri qualitativi, ai cambiamenti nelle procedure di acquisizioni di appalti e allocazioni di servizi utilizzando gare di appalto europee nell’interesse di maggior efficienza e risparmio sui costi. La gestione corretta delle risorse economiche richiede chel’attenzione etica sia il cardine della nostra partecipazione attiva e riguardi tutta la vita dell’Ente.

Il nostro scopo è chiaramente quello di limitare il potere della maggioranza, di qualsiasi maggioranza, ancorando la governance dell’Ente a procedure che siano garanzia di un ordine interno democratico.

L’attenzione sugli investimenti ha portato l’introduzione di 3 specialisti superpartes di cui 2 proposti da Cultura e Professione e accettati dalla maggioranza così che gli investimenti siano valutati in base alla loro sicurezza e alla redditività, ma anche che i rischi siano monitorati in continuazione. Non sono più gli anni delle vacche grasse e la crisi economica è sempre in agguato. Nel 2010 e anche per il 2011 avremo dei bilanci che hanno raggiunto e superato il target richiesto dal Ministero cosa eccezionale per il nostro Ente che negli anni precedenti la nostra elezione lo ha sempre mancato tranne nel 2006.

Il confronto con la maggioranza procede con alterne vicende e riportiamo uno stralcio di un confronto avvenuto nella  riunione del Cig del 21 ottobre per mostrare quanto complesso è il lavoro di controllo e contrapposizione democratica nell’interesse di tutti i colleghi iscritti all’ente e che ci hanno eletto. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati temi importanti: la riduzione del quorum elettorale, il contributo di maternità, la copertura assicurativa dei coniugi con più di 70 anni.

Il consiglio ha avuto inizio con una nostra interpellanza in merito alle norme circa la copertura assicurativa del coniuge. Al momento attuale vi è una stortura per cui è possibile per l’iscritto con più di 70 anni estendere la copertura assicurativa integrativa al coniuge con più di 70 anni ma lo stesso non è possibile se l’iscritto non ha compiuto i 70 anni di età! Si tratta di un evidente assurdo che al più presto corretto.

Con le deliberazioni del Consiglio di amministrazione n. 037/11 del 13 ottobre 2011 e n. 038/11 del 12 ottobre 2011 approvate dal Consiglio di indirizzo generale nel consiglio del 21/10/11, la maggioranza ha ridotto il quorum (da 1/5 a 1/8) per considerare valide le votazioni al primo turno del CDA e del Cig.

Noi abbiamo sostenuto che il quorum serve a motivare i gruppi culturali che rappresentano i colleghi all’Ente a fare tutti gli sforzi necessari per favorire la partecipazione e il coinvolgimento.

L’eliminazione del quorum che la maggioranza aveva proposto rischiava di condurre ad una partecipazione sempre più ristretta e di cariche e organismi eletti da un numero ridottissimo di colleghi come avviene per altri enti di previdenza o organismi di rappresentanza professionale di altre professioni.

Il vero punto è favorire la partecipazione degli iscritti alla vita dell’Ente individuando modalità comunicative più precise ed efficaci capaci di consentire la comprensione da parte degli iscritti delle complesse dinamiche del sistema previdenziale e finanziario su cui si basa la vita dell’Ente di Previdenza. Ci appare singolare, tra l’altro, che l’ente abbia assoldato una società di comunicazione pagata con i soldi degli iscritti piuttosto che analizzare le proposte del gruppo comunicazione appositamente costruito. Questa scelta, che avviene a solo un anno delle prossime elezioni, sembra assomigliare più che ad un’azione di miglioramento del rapporto con gli iscritti, al tentativo dell’ultimo minuto di veicolare attraverso superficiale cosmesi una nuova immagine dell’ente agli iscritti in vista della campagna elettorale.

Segnaliamo in consiglio il ritardo estremo con cui l’ente e i suoi organismi provvedono a trasferire ai consiglieri le delibere e le proposte impedendo così di fatto un’analisi ponderata delle tematiche da discutere in consiglio. Si ripropone, inoltre, costantemente un problema di corretto rapporto tra il lavoro svolto dai consiglieri nei gruppi di lavoro e le iniziative del CDA. Troppo spesso il CDA agisce in modo svincolato e non raccoglie le proposte dei gruppi di lavoro il cui operato si trova così ad essere vanificato o scavalcato. Il caso più evidente è quello che riguarda l’integrazione del contributo di maternità. Nel gruppo di lavoro Previdenza e Assistenza si sta lavorando da tempo ad una proposta volta a favorire le libere professioniste a riprendere il lavoro più rapidamente possibile dopo i cinque mesi di astensione obbligatoria per maternità coperti dall’indennità dell’ENPAP. Questa proposta che nasce pensando a tutte le libere professioniste che non hanno la possibilità di lasciare un bimbo di pochi mesi (generalmente l’astensione obbligatoria copre due mesi prima e tre dopo il parto) per tornare a lavorare, attraverso la possibilità di un sistema di convenzioni con asili nido e rimborsi per le spese sostenute per il bambino tra i tre mesi ed i tre anni di vita, è stata stravolta a totale insaputa del gruppo che vi sta lavorando presentando una delibera già approvata dal CDA del 13 ottobre nel CIG del 21 ottobre u.s. con lo stesso titolo “Forme di assistenza a una maternità” che abolisce il divieto di cumulare le due indennità di maternità durante i cinque mesi di astensione obbligatoria, per le donne che svolgono la loro attività in parte a tempo indeterminato e in parte come libere professioniste.

La mistificazione che è stata fatta del lavoro svolto nel Gruppo Previdenza e Assistenza, come già era avvenuto per la Polizza Sanitaria e come ci auguriamo di essere riusciti a bloccare, nel corso dell’ultima riunione del gruppo di lavoro, lo scorso 14 ottobre, per il ripristino della contribuzione dei pensionati al 10%, ci sembra molto grave perché oltre ad andare a vantaggio di quelle poche persone già protette dall’avere un doppio lavoro (dipendente e autonomo), va a colpire ulteriormente quelle donne che rischiano seriamente di perdere il lavoro dopo il parto, mettendo così a rischio molto grave anche i loro figli minori, come purtroppo, le cronache di dicono spesso. La deliberazione del Consiglio di amministrazione n. 041/11 del 13 ottobre 2011 approvata dalla maggioranza durante l CIG del 21/10/11 malgrado i voti contrari di tutto il gruppo di Cultura e Professione, non rappresenta certo una risposta al tema del sostegno e del supporto alla maternità in situazioni di fragilità e non può considerarsi in alcun modo un aiuto a rientrare nel mondo del lavoro serenamente prima possibile, così come avremmo voluto che fosse, in un momento di grave crisi economica come questo. Di fatto la delibera, tende a dare un doppio supporto esclusivamente ad alcune colleghe durante la maternità, il cui numero non è mai stato accertato, per affermazione dello stesso direttore dell’Ente, che hanno sia un lavoro dipendente a tempo indeterminato che un lavoro autonomo, piuttosto che a persone che svolgono esclusivamente la libera professione. Nella nostra opinione i pochi fondi a disposizione dell’Ente dovrebbero essere indirizzati verso tutte coloro che hanno realmente condizioni di lavoro precarie e che rischiano davvero di perdere il lavoro con la maternità. Il problema di un corretto rapporto di valore tra il lavoro svolto dai gruppi del CIG e le decisioni CDA, avviene anche nel Gruppo di lavoro su Comunicazione e Trasparenza dove i membri sono consultati solamente su aspetti cosmetici e non sostanziali e i diversi appelli ad una vera trasparenza (ad esempio rendendo pubblici verbali e delibere dei lavori degli Organi) continuano a cadere nel vuoto.

Cultura e Professioni ha adottato finora una modalità collaborativa, nell’interesse della comunità dei colleghi, evitando sterili ostruzionismi. Ma l’attuale maggioranza al governo dell’ENPAP (AUPI), dotata di scarsissima sensibilità nei confronti delle esigenze dei libero-professionisti e di ancor più scarsa cultura democratica e della partecipazione, la utilizza strumentalmente, al solo fine di mantenere il consenso. Le decisioni finora prese non vanno nella direzione di un maggiore coinvolgimento e sensibilizzazione degli iscritti. Ne sono prova l’assoluta inerzia in materia di comunicazione e trasparenza.

Si segnala che per quanto attiene al problema relativo ai colleghi in pensione in base a quanto previsto dall’ultima finanziaria è stata richiesta un’ulteriore discussione all’interno del CDA per mancanza di chiarezza nella presentazione delle direttive ministeriale. L’aggiornamento della discussione è stato previsto per il prossimo CdA di fine ottobre. Come minoranza abbiamo pretese che venisse messo a verbale che il CIG chiede esplicitamene al CDA di deliberare attenendosi a quanto previsto al punto 11 dell’art. 18.

L’atteggiamento che ci contraddistingue è quello di riprendere e riproporre sia nel CdA che nel CIG i punti che riteniamo vadano ulteriormente sviluppati e cioè quelli sulla maternità, sulla partecipazione e il coinvolgimento degli iscritti, sul miglioramento delle condizioni di assistenza e supporto ai colleghi.

Vi terremo informati sul nostro procedere.