La Psicologia nel Terzo Settore: tra l’idealizzazione della bontà d’animo e dello spirito di sacrificio e la svalutazione delle competenze della professione

Premessa

Il Terzo Settore, nonostante la sua rilevanza sociale, rappresenta senza dubbio uno degli ambiti più trascurati dalle Istituzioni della Psicologia.

Cultura e Professione si è invece distinta per la costante attenzione dedicata a questo settore ed ai suoi problemi. In particolare, durante la sua gestione dell’Ordine del Lazio con i mandati di Presidenza di Emanuele Morozzo della Rocca e di Maria Lori Zaccaria, CP ha promosso attivamente l’istituzione di Gruppi di Lavoro e programmato iniziative ed attività volte a valorizzare il ruolo delle Psicologhe e degli Psicologi nel Terzo Settore.

Testimonianza di questo impegno sono: il “Progetto Innovazione Sviluppo” che ha raccolto in un numero monografico della rivista dell’Ordine del 2004 le esperienze innovative delle Colleghe e dei Colleghi; il volume “Competenza psicologica nel Terzo Settore“, edito nel 2005 con l’editore Angeli, in collaborazione con la Federazione Italiana per il Volontariato, che ha rappresentato un punto di riferimento per il settore.

Per Terzo Settore si intende quell’ambito di lavoro che non è né pubblico né privato, non orientato al mercato o al business, ma a qualcosa di “terzo”. Sono compresi organismi di diversa natura -il volontariato, l’associazionismo di promozione sociale, la cooperazione sociale, le organizzazioni non governative, le fondazioni, etc. che per loro statuto tendono a privilegiare la persona e la relazione. I settori di intervento sono ampi e diversificati, dai servizi sociali e sanitari alla cultura, dal turismo alla cooperazione, dall’educazione all’integrazione sociale dei migranti, per citarne alcuni.

L’ultima legge di riforma degli Enti Privati del Terzo Settore (Lg.106/16) riconosce e rafforza il ruolo del complesso degli Enti Privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale.

È frequente che Psicologhe o Psicologi abbiano maturato esperienze professionali all’interno di organizzazioni del Terzo Settore. Queste realtà, infatti, agiscono come vere e proprie agenzie formative, offrendo tirocini, anche a Specializzande/i in Psicoterapia, ed opportunità di primo impiego, favorendo così l’inserimento di giovani Psicologhe/i nel mondo del lavoro.

Le organizzazioni del Terzo Settore costituiscono un punto di osservazione privilegiato per individuare nuove aree di intervento per la Psicologia, in quanto sono le prime a entrare in contatto con i bisogni emergenti di gruppi sociali marginali e a organizzare le prime risposte.

Esistono servizi nel Terzo Settore, generalmente quelli di tipo sanitario, dove la figura della Psicologa e dello Psicologo, sebbene sia prevista all’interno del servizio, risulta sottodimensionata sia in termini di numero che di riconoscimento economico.

Analogamente, lo Psicoterapeuta, pur essendo una figura professionale di elevata competenza, viene raramente coinvolto in ruoli di responsabilità o di direzione, nonostante sia proprio l’impostazione e l’intenzionalità clinica del lavoro a fare la differenza in termini di efficacia degli interventi e di qualità dei risultati, soprattutto in contesti specifici.

L’emergenza per Colleghe e Colleghi impegnati nel Terzo Settore

Esistono poi attività nel Terzo Settore, generalmente più di tipo sociale o educativo, in cui il profilo professionale non è previsto, sebbene Psicologhe/i ci lavorino. Ciò comporta che non possano essere inquadrati con il loro profilo, non certo per inadempienza delle organizzazioni che, anzi, ne richiedono il coinvolgimento.

Tale richiesta nasce dalla necessità di rispondere in modo competente e qualificato alla forte domanda di Psicologia che proviene dalle situazioni che si incontrano. Sono situazioni spesso complesse, multiproblematiche, che veicolano alti livelli di sofferenza in presenza di scarse risorse e spesso di una franca psicopatologia. Analoghe situazioni si possono riscontrare anche in interventi educativi, sociali o di prevenzione primaria.

Nel contesto del Terzo Settore si stanno sviluppando, spesso su domanda degli Enti Pubblici, progetti e servizi rivolti a destinatari con un alto tasso di conclamato disagio psichico, senza che vi sia un riconoscimento formale della domanda psicologica prodotta dagli utenti stessi e senza una formalizzazione dell’intervento psicologico. Ne consegue una negazione sia della figura della Psicologa e dello Psicologo, sia del relativo compenso e sia della qualificazione dell’équipe che gestisce tali interventi.

Tale situazione mina la qualità dei servizi erogati e la dignità professionale delle Psicologhe e degli Psicologi coinvolti.

In tal senso possiamo definire la situazione nel Terzo Settore come un paradossale stato di emergenza costante, perché la domanda di Psicologia che viene negata nei bandi dalle Istituzioni, viene richiesta sul campo dalle situazioni di disagio e dalle organizzazioni che vogliono farvi fronte.

In questo scenario lavorano ‘nell’ombra e senza essere visti’ le ‘Psicologhe carbonare’ e gli ‘Psicologi carbonari’, Colleghe e Colleghi alle prese con situazioni gravi che richiedono un alto livello di competenza per essere affrontate, spesso in condizioni di setting non canonici, ma che sono privati del riconoscimento della propria attività, del proprio ruolo e della giusta remunerazione.

Siamo di fronte a un paradosso perché uno dei primi intenti della Riforma del Codice del Terzo Settore era invece proprio quello di riconoscere il valore della professionalità nel sociale e di promuovere un principio di Sussidarietà circolare (Zamagni 2022), in cui gli Enti del Terzo Settore avessero un ruolo paritario e fondamentale, sia nella progettazione che nella concreta realizzazione degli interventi, contribuendo con le loro competenze specifiche e la loro esperienza sul campo.

D’altronde, solo per fare un esempio, la propensione di Roma Capitale ad accreditare gli Enti erogatori di servizi socio-sanitari essenziali per la popolazione (come OEPAC o Assistenza Domiciliare), anziché sottoporre continuamente le loro prestazioni a Bando, andrebbe proprio in quella direzione: riconoscere l’importanza e la professionalità degli Enti del Terzo settore che operano accanto e insieme all’Ente Pubblico.

Ebbene, nella realtà attuale questa Riforma si è tradotta effettivamente in un maggiore impiego delle risorse e dei contributi delle Imprese Sociali, in assenza però di un corrispondente riconoscimento di professionalità e di inquadramento professionale. E così i coordinamenti di servizi ad alta complessità -gli unici per i quali nei Bandi o Avvisi Pubblici era spesso (ma non solo) richiesta la figura dello Psicologo- sono stati tagliati o ne è stato dimezzato il monte-ore riconosciuto. Allo stesso modo, sia nelle decisioni strategiche sia nell’operatività quotidiana, si percepisce una crescente tendenza a sostituire la rigorosa logica meritocratica, basata su competenze consolidate e continuamente aggiornate, con una semplificata ‘logica del dono’, un’idealizzazione della ‘bontà d’animo’ e dello ‘spirito sacrificale’. Questa tendenza porta ad una diffusa convinzione errata che per affrontare situazioni complesse come il disagio psicosociale o la psicopatologia bastino le sole buone intenzioni e generosità, senza la necessità di una solida preparazione professionale.

Riscontriamo dunque una diffusa domanda di Psicologia a fronte di un’offerta inadeguata e di un sottofinanziamento cronico nelle politiche sociali.

Questa carenza non solo nega il riconoscimento dell’importanza della Psicologia nel rispondere ai bisogni della popolazione, ma impedisce anche l’integrazione di figure professionali qualificate nelle équipes, compromettendo la qualità dei servizi offerti.

È fondamentale che tale emergenza nel Terzo Settore, settore cruciale per l’occupazione e l’innovazione nella nostra professione, venga finalmente riconosciuta e affrontata.

È tempo che l’Ordine promuova attivamente questo cambiamento e supporti tale processo.

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Il MANIFESTO di Cultura e Professione per la Psicoterapia

La Psicologia nel Terzo Settore: tra l’idealizzazione della bontà d’animo e dello spirito di sacrificio e la svalutazione delle competenze della professione